Questa è la mia duecentesima recensione, WOW! La dedico a un ristorante che ho nel cuore; non ha certo bisogno di presentazioni né di “pubblicità” da parte mia, ma desidero comunque scrivere la mia esperienza visto che è stata ancora una volta splendida!!! E qui ci vorrebbero le faccine di hurrà ma non ricordo come farle...
Proseguono i giovedì gastronomici e tra le nostre mete più ambite anche quest’anno (è la terza volta di seguito) io e Mauro desideriamo andare all’Antica Moka. Con noi ci sono gli amici g.falconline e Mira, per i quali invece è la prima volta…. Non resteranno delusi, anzi, meno male!
Il ristorante si trova direttamente sulla via Emilia, circondato però da un verde curato e da un comodo parcheggio. E’ un’antica casa di campagna, o meglio un ex-scuola, come ci hanno detto. Esternamente è semplice ma bello, dentro è meraviglioso. Superiamo la piccola rampa di scale e un distinto cameriere ci apre la porta a vetri, che immette in un ampio corridoio. Qui ci sono alcuni mobili e il tavolo per l’unica parte triste ma doverosa della serata. E qui ci accoglie tutto il personale, o quasi: sono tanti, vestiti di scuro, impeccabili e al tempo stesso affabili e sorridenti. Il gestore ci riconosce e ci accoglie con la consueta cordialità; un cameriere ci prende i cappotti per portarli nella stanza guardaroba; un altro cameriere ci accompagna al nostro tavolo, nella saletta attigua. La saletta a dire il vero non è piccola, ma neppure enorme, vi è lo spazio per alcuni tavoli, rotondi e distanti tra loro, in modo da lasciare a ogni coppia o gruppo la propria intimità. Per le compagnie più numerose ci sono le sale al piano superiore, con tavolate.
Nella nostra sala, troneggia al centro, impossibile non vederlo, un enorme, bellissimo grammofono rosso. Anche l’altra volta mi aveva colpita e stavolta affascina falcon, grande amante della musica.
L’ambiente è arredato in modo estremamente fine ed elegante, nessun eccesso ma tutto è curato nei minimi particolari: dalle posate in argento massiccio, che vengono cambiate a ogni portata, ai fiori freschi e candela accesa su ogni tavolo; dalla panchetta dove appoggiare la borsa (risolvendo un “grande” problema di noi donne ) alle luci soffuse. L’atmosfera è ideale per una serata romantica o, come è il nostro caso, per una serata tra ottimi amici, tutto infatti invita a parlare ma in modo pacato e con toni bassi (perfino io, che di solito parlo ad alta voce, mi ritrovo con naturalezza a sussurrare) e a comportarsi con eleganza.
Appena accomodati, un cameriere ci porta l’acqua, una frizzante e una naturale, e ci riempie i bicchieri. Preciso che l’acqua è compresa nel conto finale, anche se nella locandina non c’è scritto.
Ci chiede se aderiamo all’iniziativa del giovedì gastronomico e ci lascia comunque il menù così ci facciamo un’idea delle pietanze proposte (variano ogni giorno); ci lascia anche la carta dei vini. Chiamarla carta è riduttivo, è un librone modello enciclopedia. Falcon se ne impossessa e ci propone un Rosè. Lui non può bere i bianchi, io non gradisco i rossi, il rosè piace a tutti e 4 ed è quindi un ottimo compromesso. Sceglie un Rosè Brut Grasparossa Cantina Cleto Chiarli (20€) che si rivelerà un’ottima scelta, fresco, delicato, gradevole, mi piace moltissimo! Il cameriere torna con la bottiglia, la mostra, la stappa, la fa assaggiare a falcon, versa il vino nei bicchieri opportuni, e dopo lo mette nell’apposito secchiello. Noi ce ne potremo tranquillamente dimenticare, in quanto per tutta sera sarà il cameriere a riempirci i bicchieri non appena li nota quasi vuoti.
In sala arriva la cuoca, un donnone sorridente e affabile, che augura a ogni tavolo una buona cena. Dice che aderisce volentieri all’ iniziativa dei giovedì gastronomici, per me non ne avrebbe bisogno e la cosa le fa dunque onore. Tornerà a fine serata per sincerarsi che sia andato tutto bene e noi le faremo i nostri più sinceri complimenti.
Arriva il cameriere con il pane: tutti panini piccoli e fatti in casa, uno diverso dall’altro, squisiti a dir poco tanto che un bocconcino tira l’altro e… il cameriere ci porterà, spontaneamente, per altre due volte il vassoio.
Con il pane, adagia in un piattino posto davanti a ogni commensale dell’ottimo olio di Brisighella. La scarpetta è un modo delizioso per cominciare la serata!
Inizia la cena vera e propria. Innanzitutto, a tutti i commensali viene offerto un pre-antipasto, a sorpresa e graditissimo: crema di sedano rapa su crema di broccoli, con fetta di pane e salame strolghino (salame di culatello, quindi molto saporito). Un’entree vellutata e ottima.
Si prosegue col vero antipasto, semplicemente sublime, per me il piatto migliore della serata! Oddio, è tutto buonissimo, diciamo che se gli altri piatti sono tutti da 10 pieno, questo merita, a parer mio, un 10+! Tre tortini di patate di Montese, ghiottissimi, coperti da tanto prosciutto croccante e una “crosta” di parmigiano. Presentazione del piatto superba, sapore commovente!
L’attesa tra una portata e l’altra è giusta, il servizio infatti è volutamente lento (ma non troppo) in modo da lasciar assaporare ogni pietanza, da lasciar parlare con tranquillità, da far gustare insomma ogni particolare della serata. Serata che sarà splendida, me la godrò fino all’ultimo, grazie all’ottima compagnia, al personale sempre presente eppur discreto, professionale e gentilissimo, formale ma non freddo e distaccato. E naturalmente grazie al cibo: come dicevo, ogni piatto è presentato in modo scenografico, da fotografia, e i sapori sono riuscitissimi, un’apoteosi del gusto secondo il mio modesto parere!
Continuiamo con il primo: tagliatelle fatte in casa, larghe e ottime, condite con abbondante e squisito ragù tradizionale, al quale sono stati aggiunti pezzettini di patate e rosmarino. Le tagliatelle preferite dalla Signora Ciampi, ci ha confidato il gestore. Anche a me sono piaciute molto!
A seguire, costolette di maiale nostrano, tenerissime e saporite, avvolte in lardo di montagna e condite da aceto balsamico tradizionale del ristorante. Vi è anche dell’erba cipollina, secondo me. Mi ripeto: eccezionale!
Nel corso della serata, finiamo la prima bottiglia e ordiniamo una seconda dello stesso vino.
Arriva uno dei momenti più attesi da una golosona come me, quello del dolce. Prima, l’immancabile pre-dessert: un bicchierino con due strati, uno di crema di cioccolato e l’altro di crema di kiwi, con mandorla. Fresco, delicato, armonioso, sorprendente. Peccato solo fosse minuscolo! Del resto è solo il pre-dessert, gentilmente offerto. Arriva il vero dessert, un classico della tradizione modenese: in un grande piatto di vetro è adagiata una fetta di soffice bensone, con amarena di Vignola e “immerso” in una spuma dolce di zabaione direi divina!
A conclusione di una serata tanto bella e ricca di sapori della tradizione ma presentati in modo sopraffino, non può mancare un buon caffè, servito con tanti piccoli dolcetti, uno più buono dell’altro.
Il prezzo totale? Come da programma 35 € a testa, comprensivi di acqua e caffè, al quale vanno aggiunti i 40 € delle nostre due bottiglie di vino, per un totale di 45 € cadauno. Un prezzo che può sembrare alto ma che, rapportato ai prezzi che ha questo ristorante nelle “normali” serate (solo il nostro antipasto sarebbe venuto 16 €) è bassissimo.
Qualità eccellente del tutto, per una serata in cui ci si sente “coccolati” uscendo soddisfattissimi, sicuramente da ripetere! 10 cappelli! Ops, non si può. Ok, mi accontento, solo 5.:):)
Imperdibile!!!
[joy]
16/03/2011