O sooole, o maaare, aaa pizza...
Seguo il suggerimento del Sig. Pino, gestore del nostro B&B, e, quando sono in piazza ad Amalfi, sotto lo splendido duomo di Sant'Andrea, mi oriento a cercare la pizzeria da Maria, quella utilizzata dagli abitanti del posto, dagli amalfitani.
Sulla porta a vetri c'è un signore, che scopro poi essere il proprietario, il quale, con un mega sorriso, vedendoci avvicinare, mi chiede se per caso abbiamo voglia di pizza.
“Sì, proprio Â? gli rispondo io Â? ci è stato detto che questa è la pizzeria frequentata dagli amalfitani, dunque...”
“Ahhhh, ma voi siete proprio una persona intelligeeeente... è prooooprio cussì...” mi fa il proprietario col doppio sorriso, conscio di averci accalappiato.
In parte gratificato dalla consistenza del complimento, e pur riservando dentro di me qualche dubbio (sia sulla valutazione e sia perché istintivamente mi sarebbe venuto da andar via subito, e invece non l'ho fatto, aumentando le mie perplessità sulla veridicità del complimento � perché è stato astutillo... se me ne fossi andato passavo anche per poco intelligente...), entro e non fatico a trascinare anche la Marta, che ha sempre voglia di pizza (figuriamoci qui) e che mi ha imposto di andar tutti i pranzi a mangiar pizza, anche al taglio.
Il locale è una normale pizzeria, utilizzata anche come trattoria, soprattutto di pesce. E' costituita da una grande sala, nessun arredo particolare, quel giorno lì quasi piena di... giapponesi. Bagni puliti.
Non ci stiamo tanto a pensare ed ordiniamo due margherite, siamo venuti lì per quello. Scarsa l'offerta di vino sul menu, ci buttiamo su due birre Moretti alla spina, da 0,25.
Le pizze arrivano velocemente, nonostante i giapponesi.
La prima sensazione olfattiva non è positiva: poco profumo di pomodoro… in effetti aveva solo qualche spennellata liquida... qui in questi posti, mi aspettavo di meglio, pezzetti di pomodoro fresco... no, niente.
Buona invece la mozzarella, si sentiva. Alto e morbido il cornicione, pizza alla campana... e giusta proporzione nell'altezza centrale, seppure un po' troppo smorlaccosa, si fa fatica a mangiarla a spicchi con le mani.
Parecchio bruciacchiato il fondo, tanto da costringermi a tirarne da parte parecchi pezzi, perché non mi garba introitare il bruciato.
Birrette normali.
Una pizza così, a Verona, alla Bella Napoli, o dal salernitano della Bufalina in Valpolicella, si mangia meglio.
Arriva il conto che è di 20 euro tondi. Ci hanno fatto pagare il coperto 1 euro e mezzo a testa, anche se c'era tutto di carta (e spesso in pizzeria non pago il coperto), 2 euro e mezzo ciascuna le due birre piccole, 6 euro la margherita... insomma...
La signora alla cassa mi chiede, anche lei col doppio sorriso, se ci è piaciuta la pizza...
“Sì” secco, senza entrare nei dettagli, non so se fosse una bugia o no... buonina era anche buonina... ma non mi andava di specificare perchè non era certo da lode... e il conto... ma stiamo parlando di quisquiglie...
JAMM JA'... son pròpio de una inteligènsa... va là ...
Nell'incertezza (visto anche che nessuno in questa occasione ci ha offerto il caffè... - scherzo naturalmente, nonostante la continua offerta di caffè mi sia sembrata effettivamente una consuetudine di bella accoglienza, gentile e non strettamente interessata), stavolta rimango bassino... questo è proprio il caso in cui non mi sentirei di scrivere “consigliato”... anzi, consiglio vivamente di non andare a mangiare ad Amalfi o a Positano, in locali accalappiaturisti, ma di cercare posticini (ce ne sono parecchi di favolosi) nei paesetti meno famosi dei dintorni, come Furore, o Pogerola, o Marina del Cantone o altro...
Di "buono" c'è anche che d'ora in poi i pranzi in ferie li faremo come m'intendo io e non come vuole lei, altro che pizza...
Buono
[cioz]
12/01/2011